Un secolo fa Marta Sammartini scolpiva la sua Madre profuga. È il 1918, la guerra è agli sgoccioli, e la famiglia Sammartini, bellunese, si trova sfollata a Firenze in seguito alla rotta di Caporetto del 24 ottobre 1917.«Venne la guerra del 1915-1918. Andammo profughi a Bologna, e lì, in una mostra sui temi della guerra, esposi i miei primi bozzetti. A Firenze modellai quell’anno stesso una mezza figura: una mamma profuga col suo bimbo fra le braccia, lavoro che poi l’anno seguente scolpii in marmo». Con queste parole la stessa Marta Sammartini, in una nota autobiografica pubblicata nel 1950, ricorda le circostanze in cui prese forma l’opera.Non vi è alcuna celebrazione di eroismo né del sacrificio del sangue, solo il muto racconto di una tragedia, nell’opera di Marta Sammartini. Come nelle tante madri profughe che possiamo incontrare ancora oggi, in ogni angolo di mondo.Statua in esposizione