Gli uomini potevano scegliere tra la luce e le tenebre e hanno scelto le tenebre.

Le tenebre sono al centro dello spettacolo “I neri fantasmi di Marcinelle” allestito dal gruppo teatrale Teatrobis di Sedico (tratto dal libro di Egidio Pasuch “I neri fantasmi di Marcinelle, storia – e storie – dell’emigrazione bellunese in Belgio”, edito da Bellunesi nel mondo). Vivono, e muoiono, nelle tenebre delle viscere della terra i minatori che scavano il carbone per riscattarsi dalla miseria e dalla fame. Ma albergano le tenebre anche nel cuore degli uomini che li comandano e che, per avidità, impongono a quei minatori ritmi e condizioni di lavoro disumane.

Lo spettacolo è incentrato attorno ad alcune storie vere, ricostruite con documenti originali, che trattano di emigrazione, di sacrificio, di stragi. A partire da quella tragicamente famosa di Marcinelle in cui, l’8 agosto 1956, morirono nella miniera di carbone Bois du Cazier 262 persone, di cui 136 italiani.

Nel secondo dopoguerra, migliaia di bellunesi (ma anche tanti altri veneti e friulani) furono condotti dalla fame e dalla miseria in Belgio. Il Belgio fu il primo paese a riaprire le frontiere dell’emigrazione agli italiani data l’esigenza di sostituire i lavoratori locali (che non accettavano più quelle condizioni di lavoro disumane) ed i prigionieri di guerra, nel fondo delle miniere di carbone, fondamentale e richiestissimo per sostenere la ricostruzione postbellica.

Marcinelle segnò la storia del Belgio ma anche del lavoro in miniera e dell’emigrazione verso quel paese. Le miniere, in Belgio, vennero chiuse via via. Ma le ferite di quei drammi non furono mai rimarginate. Ancor oggi c’è chi ricorda che il Belgio col nome di Paese Nero, o la patria di Caino a causa della xenofobia di cui molti italiani furono vittime.

Ingresso libero senza prenotazione.