Tra le tante varietà che da 500 anni hanno reso la Val Belluna “terra di fagioli pregiati”, il fagiolo gialét spicca per aspetto, consistenza e gusto. È detto anche “fasol biso”, “gialìn” o solferino, per la forma piccola e arrotondata, e per il colore gialloverde che ricorda il pisello (biso). Ha un sapore delicato, con leggerissimo retrogusto di castagna; la buccia molto sottile lo rende altamente digeribile, adatto all’alimentazione di bambini e anziani.
È tuttora presente negli orti famigliari, di appassionati che mantengono e conservano la preziosa semente tramandata da generazioni e continuano a considerarlo alimento pregiato per le occasioni speciali.
La semina avviene in maggio, appena la temperatura lo permette.
Le piante, alte oltre due metri, crescono avvinghiate a tutori di legno o bambù, oppure agli steli di mais, come un tempo. La coltivazione richiede molta manualità, dato che la maturazione avviene scalarmente e richiede diversi passaggi in campo, da settembre a tutto ottobre; è quindi particolarmente indicata per i terreni a mezza costa, inadatti a colture meccanizzabili.
Un tempo i fagioli venivano essiccati in graticci di legno messi su teli di canapa. Tuttora l’essicazione avviene all’aria aperta, poi segue un trattamento a -20° per prevenire lo sviluppo di eventuali parassiti.
Nel secolo scorso chi coltivava gialét era sicuro, in caso di necessità, di poterlo vendere a mercanti che lo inviavano per lo più alla Città del Vaticano.
Dal 2010 il gialét, coltivato seguendo un disciplinare che ammette solo ausili accettati dai regolamenti dell’agricoltura biologica, per la criticità e il pregio della coltura, ha ottenuto il riconosciuto di Slow Food®. Lo producono un gruppo di coltivatori riuniti nell’Associazione per la tutela e valorizzazione del fagiolo Gialét della Val Belluna; i soci si impegnano in un lavoro attivo di ricerca, in campo e con esperti, per il mantenimento della salute e delle caratteristiche distintive della pianta, determinati con la loro attività a testimoniare bellezza e ricchezza del territorio attraverso la biodiversità di pregio coltivata.
Il fagiolo gialét si può gustare semplicemente lesso con un filo d’olio, nelle tradizionali minestre d’orzo, in creme salate, salse e persino dolci. Di recente vari chef di prestigio, non solo locali, lo propongono in ricette più elaborate, spesso abbinandolo a pesce, crostacei, frutti di mare. In autunno è acquistabile direttamente dai produttori e in qualche punto vendita.
Certificazioni:
Presidio Slow Food